Prendiamoci cura della Terra

Indagine sulle origini della coscienza

Un’ape possiede nel ganglio encefalico novecentosessantamila neuroni. Con questo bagaglio limitato riesce a compiere prodezze cognitive… come quella d’imparare a discriminare quadri di Monet da quadri di Picasso, per riconoscere poi, d’acchito, nuove opere di Monet e di Picasso mai viste prima. Con i suoi novecentosessantamila neuroni l’ape sa distinguere esemplari differenti di volti umani, identificandoli anche quando sono presentati ruotati di un certo angolo. Ancora, l’ape sa categorizzare in maniera astratta degli stimoli come “eguali” o “diversi” indipendentemente dalla natura e dalle caratteristiche degli stimoli stessi.
Gli esseri umani certamente non sfigurano nel confronto con le api o con altre creature munite di sistemi nervosi in miniatura. Anche noi sappiamo riconoscere i volti, classificare un dipinto come un Picasso o un Monet e riconoscee l’eguale e il diverso. Però il cervello umano possiede ottantasei miliardi di neuroni: il vero mistero non è come possa riconoscere i volti o i quadri di Monet, bensì che cosa se ne faccia di tutti quei neuroni che gli avanzano.

Questo il testo stimolante e ironico che si legge sul risvolto della quarta di copertina del libro Pensieri della mosca con la testa storta. E’ l’ultimo libro del neuroscienziato Giorgio Vallortigara, che ci propone un viaggio tra le teorie e gli studi dedicati a indagare la coscienza – partendo dai cervelli minuscoli di api, mosche, limuli e altri invertebrati.

Autore: Giorgio Vallortigara | Editore: Adelphi, 2021
Pagine: 221, Brossura | EAN: 9788845934964

Gli innumerevoli interrogativi che nascono quando si deve attribuire a questa o quella specie una “coscienza” sono protagonisti delle argomentazioni sostenute dall’analisi delle diverse sperimentazioni, e relative interpretazioni, che questo volume fornisce per cercare di rispondere a domande come: cosa sappiamo della coscienza degli animali? Abbiamo prove scientifiche che ci permettano di capire se un animale è senziente o meno?

In una intervista concessa alla rivista Research4life, Vallortigara afferma che «…per indagare la coscienza servono altri criteri rispetto alle evidenze comportamentali e fisiologiche, come può essere un incremento di adrenalina in presenza di dolore. (…) Vi sono alcuni elementi che sono stati tenuti in considerazione nella riflessione sulla coscienza e che possono anche essere considerati parte della distinzione che si fa tra vertebrati e invertebrati. Uno è il numero di neuroni come indicatore diretto di un essere senziente; ma io sono molto scettico su questa associazione. Gli invertebrati hanno un ambito di variazione enorme, perché si va dai 302 neuroni di Caenorhabditis elegans (verme nematode fasmidario n.d.r.) ad animali come il polpo o la seppia, dove i neuroni sono una cinquantina di milioni. Inoltre, c’è attualmente molta discussione su quanto il numero di neuroni possa davvero essere indicativo sul possedere una coscienza».

«Inoltre, questi esperimenti sono stati condotti con successo anche su piccole reti neurali artificiali. E, in generale, gli avanzamenti delle neuroscienze e della psicologia cognitiva ci mostrano che solo una piccola porzione della nostra vita mentale è cosciente e consapevole. Insomma, la quantità di neuroni non sembra essere correlata tanto alla coscienza quanto, semmai, alla grandezza dell’animale, ai muscoli, alla superficie corporea…», aggiunge Vallortigara.

Sconcertante quindi scoprire, attraverso questa lettura, come molte delle abilità come la categorizzazione o certe capacità numeriche elementari o la capacità di usare strumenti o di programmare le azioni, possono essere condotte con un numero di neuroni limitato, e quindi azioni che ritenevamo uniche dell’essere umano si sono nel tempo dimostrate condivise con molte altre specie.
Insomma, se non vi lasciate spaventare da un argomento tanto impegnativo (quanto intrigante, però!) avrete la sorpresa di sentirvi più vicini a quel mondo animale che credevate distante e incomprensibile. Lasciatevi perciò guidare da una penna che riesce a spiegare in modo gradevole e simpatico la scienza e i suoi passi senza annoiare.
Buona lettura!

Crediti
Autore: Anna Lacci è divulgatrice scientifica ed esperta di educazione all’ambiente e alla sostenibilità e di didattica del territorio. E’ autrice di documentari e volumi naturalistici, di quaderni e sussidi di didattica interdisciplinare, di materiali divulgativi multimediali.