Prendiamoci cura della Terra

Città intelligenti? Ma quanto intelligenti?

Il complesso del Bosco Verticale a Milano. Foto © Riccardo Bianchini

Smart city. Città intelligenti. Ovvero città progettate e organizzate in modo “intelligente”. Una intelligenza multidimensionale che si esprime in: economia intelligente, mobilità intelligente, ambiente intelligente, persone intelligenti, vita intelligente, governance intelligente. L’intelligenza di cui si parla si riferisce soprattutto alla capacità di innovazione nell’ambito dell’ecosostenibilità dello sviluppo urbano, dell’ottimizzazione dell’uso dell’energia (con relativa diminuzione degli sprechi) e della riduzione dell’inquinamento di aria, acque e suolo.

L’Unione Europea finanzia, con una spesa compresa fra i 10 e i 12 miliardi, i progetti delle città europee che si impegnano in politiche di sviluppo “smart”. I progetti che le città vanno presentando riguardano soprattutto la pianificazione urbanistica e dei trasporti. Motori indiscussi di tutte le direttrici su cui si muovono le Smart city sono le ICT e tutti i processi sono mirati allo sviluppo di nuove tecnologie.

La maggior parte delle idee progettuali comprendono fra gli obiettivi la riduzione dell’immissione di CO2 in atmosfera, essendo il cambiamento climatico il filo rosso che lega tutti i problemi del nostro vivere quotidiano. Meraviglia, in tutto questo, il limitarsi a cercare e trovare soluzioni che vanno dall’ingegnoso al geniale per diminuire l’immissione di CO2 in atmosfera e raramente per eliminare la CO2 dall’atmosfera.

E’ vero, le iniziative di forestazione compensativa sono in aumento, ma troppo spesso si risolvono in azioni dimostrative, ben lontane da un reale risultato di “emissioni CO2 zero”. Alcuni dei famosi 100 ettari di bosco che avrebbero dovuto assorbire 63 mila tonnellate di CO2 fatti piantare dal 2008 da alcune aziende a compensazione di alcune loro attività, non esistono più: amministrazioni che si avvicendano, cura dei giovani impianti non più effettuata, cambio nei piani gestionali, etc. A Ferrara dovrebbe ancora esistere il bosco ordinato dalla Fiera di Rimini per annullare le emissioni serra prodotte dai visitatori di Ecomondo e sappiamo che sul Po sta bene, anche perché in area protetta, il parco commissionato dalla Nikon per compensare la campagna pubblicitaria del 2008.

Tenendo conto che le emissioni di un cittadino italiano sono di circa 9 tonnellate di CO2 equivalente per anno e che nei casi più favorevoli un ettaro di nuova foresta può accumulare 9,2 tonnellate di CO2 equivalente per anno, ne deriva che 1 ettaro di nuova foresta potrebbe compensare le emissioni annuali di 1 italiano, qualora tutta la produzione della foresta fosse destinata unicamente a questo scopo. Dato che siamo 60 milioni di persone e le nostre foreste (da cui estraiamo legno anche per altri scopi) hanno una superficie totale di circa 9 milioni di ettari, è evidente che tutte le tecnologie del mondo, se applicate solo alla diminuzione delle immissioni, non potranno colmare questo divario. Sarebbe invece utile ripensare alle nostre città future come insiemi di spazi in cui nessuna unità abitativa sia priva di verde.

Penso al Bosco Verticale, il fantastico grattacielo progettato dall’architetto milanese Stefano Boeri che ha vinto il prestigioso riconoscimento International Highrise Award 2014. Il complesso è composto da due torri residenziali di 80 e 112 m di altezza (27 e 19 piani, 113 residenze totali) in grado di ospitare 800 alberi alti fra i 3 e i 9 metri di altezza  comprendenti lecci (Quercus ilex), roverelle (Quercus pubescens), koelreuterie (Koelreuteria paniculata), peri selvatici (Pyrus pyraster), ornielli (Fraxinus ornus), faggi (Fagus sylvatica), meli (Malus x ‘Red Jewel’), pruni da fiore (Prunus subhirtella), olivi (Olea europaea sylvestris), noccioli turchi (Corylus colurna) e parrotie (Parrotia persica), per citare solo alcune delle molte specie utilizzate; 4500 arbusti, tra cui noccioli, corbezzoli, biancospini, ginestre, iperici, salici rossi, e gelsomini;  circa 15.000 piante ornamentali, per un totale di oltre 100 specie diverse – un corrispettivo di 20.000 metri quadrati di bosco e sottobosco capaci di accumulare circa 18 tonnellate di CO2 equivalente.  Le diverse specie sono  posizionato in base all’esposizione, alle esigenze di ombreggiatura degli appartamenti e, ovviamente, secondo criteri estetici.

Gli alberi proteggono la casa dal rumore e dalle polveri sottili; la riparano dal vento; mitigano il microclima facendo diminuire la necessità dell’uso del riscaldamento d’inverno e dei condizionatori d’estate. Soprattutto la rendono rilassante. Non esistono alberi disabitati: cince, pettirossi, luì, capinere, in cambio di asilo, ci deliziano col loro canto e ci liberano dalle zanzare. La disponibilità di terra sulla terrazza o sul balcone significa anche possibilità di coltivare piante aromatiche per cucinare e profumare la casa.

Soluzioni abitative di questo genere rispondono non solo alla necessità di restituire ossigeno al Pianeta e riassorbire CO2, ma anche alla creazione di luoghi in cui smart environment (l’ambiente intelligente) si coniuga con smart people (persone intelligenti), spazi in cui è possibile realizzare il “vivere intelligente”.

Questo modello sta interessando molte aree del Pianeta. La Cina per ridurre l’impatto di inquinamento ed emissioni delle sue megalopoli in continua espansione sta puntando sul verde e sull’innovazione: l’amministrazione di Liuzhou, nella provincia meridionale del Guangxi, ha siglato un contratto con lo studio Stefano Boeri Architetti per la costruzione di una “città foresta” lungo il fiume Liujiang con edifici ricoperti da oltre un milione di piante e 40mila alberi.

Il complesso, che dovrebbe essere completato per il 2020, comprenderà appartamenti, uffici, alberghi e scuole per ospitare 30mila persone. Le costruzioni, con la loro vegetazione, potranno assorbire circa 10mila tonellate di CO2 e 57 tonnellate di polveri sottili l’anno, nello stesso tempo produrranno 900 tonnellate di ossigeno. Gli edifici che già necessitano di meno energia grazie alla mitigazione climatica degli alberi, azzerano del tutto il loro fabbisogno energetico perché dotati di pannelli solari per il condizionamento e di impianti geotermici per il riscaldamento.

E mentre riporto queste notizie e penso a quanto belle diventerebbero le nostre periferie se venissero forestate, mi torna in mente la strada in cui vivevo da ragazza. Nessun balcone era privo di un geranio, di una pianta di basilico e di una di menta. Sulle porte di tutti i “bassi” erano appesi vasi di basilico, menta e geranio. Contadine e “signore” condividevano questa passione e si scambiavano semi e talee. Una “passione da femmine”, si diceva. Ebbene, torniamo a questa passione e, dato che adesso riusciamo a disporre di “potenti mezzi”, riforestiamo le nostre città e salviamole dagli errori che una mentalità di rapina che non dovrebbe appartenerci ha reso tristi e velenose.

La “città foresta” lungo il fiume Liujiang. (Foto da Il Sole 24ore)

Anna Lacci è divulgatrice scientifica ed esperta di educazione all’ambiente e alla sostenibilità e di didattica del territorio. E’ autrice di documentari e volumi naturalistici, di quaderni e sussidi di didattica interdisciplinare, di materiali divulgativi multimediali.

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Autore: Anna Lacci è divulgatrice scientifica ed esperta di educazione all’ambiente e alla sostenibilità e di didattica del territorio. E’ autrice di documentari e volumi naturalistici, di quaderni e sussidi di didattica interdisciplinare, di materiali divulgativi multimediali.