Prendiamoci cura della Terra

Bacche: i colori dell’inverno

Merlo (Turdus merula) fra le bacche del Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) di cui è ghiotto. Foto di Creisi.

I raggi obliqui del sole che illuminano le terse giornate invernali, rischiarano le parti più interne e profonde dei cespugli, degli arbusti e delle chiome degli alberi, evidenziando i colori delle loro bacche. Rosse, viola, blu, nere, marrone. Sono i loro colori vivaci la prima attrattiva per insetti, uccelli e mammiferi che aiuteranno le piante a disperdere i loro semi.

Produrre frutti carnosi è una delle strategie di riproduzione di molte specie vegetali: affidare agli animali il compito di portare i loro semi dove i loro rami non hanno la possibilità di spingersi. Per “convincere” gli animali ad aiutarle a raggiungere questo obiettivo offrono loro la polpa dolce, e quindi molto energetica, dei loro frutti.

Disegno di Rossella Faleni.
(Tratto da ”Le stagioni del bosco” di A. Lacci e R. Savio. San Marco Litotipo, Lucca 1996).

Le bacche fanno parte di quei frutti carnosi prodotti da molte piante appartenenti alle angiosperme, le piante con fiore, il gruppo di piante più evolute e più conosciute. La parola “angiosperma” nasce dall’unione della parola greca aengeion = involucro e dalla latina sperma = seme; quindi “pianta con seme in un involucro” nel nostro caso il seme è racchiuso e protetto dentro il frutto.

La bacca deriva dalla trasformazione dell’ovario del fiore e i semi, derivanti dalla trasformazione degli ovuli, sono immersi nella polpa. Quando un uccello o un mammifero si nutre di una bacca dolce e colorata, ne ingoia i semi. Questi sopravvivono alla digestione e vengono poi liberati nell’ambiente al momento della defecazione. In taluni casi gli enzimi digestivi innescano la germinazione dei semi nel terreno. Entrambi gli organismi traggono dunque vantaggio da tale modalità d’interazione: l’animale si alimenta, la pianta si propaga.

Drupe di Biancospino (Crataegus monogyna). Foto di A. Lacci.
(Per maggiori notizie su questa specie vedi https://www.earthgardeners.it/2018/05/07/biancospino-comune/)

Nell’uso comune, spesso viene definita bacca anche un frutto che sembra una bacca ma non lo è. Nel caso delle rosacee, ad esempio, sia il Biancospino che il genere Rosa hanno dei frutti che somigliano alle bacche ma il primo è una drupa e i secondi sono cinorrodi.
Le bacche e gli altri piccoli frutti invernali hanno una grande importanza ecologica, perché rappresentano una importante fonte energetica, sia per gli uccelli stanziali e svernanti che per i mammiferi che non vanno in letargo.

Bacche di Smilace (Smilax aspera) occhieggiano fra i rami di un Lentisco (Pistacia lentiscus) in attesa di un uccello che le aiuti a diffondere i semi. La Smilace è una liana. Il suo nome più popolare è Stracciabraghe a causa delle terribili spine ricurve che le permettono di “arrampicarsi” sugli arbusti. Foto di A. Lacci.

La tabella che segue comprende alcune delle specie più diffuse e conosciute della flora mediterranea; leggendola attentamente è facile notare come ci siano uccelli che attingono ai frutti di più specie vegetali e altri preferiscano i frutti di pochissimi arbusti o alberi.
Se, ad esempio, in un ambiente agricolo mancano le siepi e, di conseguenza, i Prugnoli o i Sambuchi, la presenza del Luì piccolo è decisamente difficile. Notiamo, invece, come la grande, a volte eccessiva, diffusione di Cornacchie, Colombacci, Storni e Cince dipenda dalla grande varietà della loro dieta.

Tratta da “Siepi, nidi artificiali e mangiatoie” a cura di Renzo Rabacchi. Cierre edizioni, 1999.

Da queste osservazioni possiamo facilmente capire che se un ecosistema può contare sulla presenza di molte specie vegetali che producono “frutti”, questo induce una maggiore presenza di specie faunistiche, ovvero la biodiversità faunistica dipende in gran parte dalla biodiversità floristica. E’ anche evidente come l’adattabilità ai diversi ambienti è la più importante caratteristica per la diffusione e quindi per la sopravvivenza di una specie.

I frutti carnosi che alberi e arbusti mettono a disposizione della fauna durante l’inverno, non sono graditi solo ai frugivori o agli erbivori in generale, ma anche a uccelli insettivori e mammiferi a dieta prevalentemente carnivora.

Una Cinciarella (Cyanistes caeruleus), specie insettivora, dondolandosi su un ramo di Biancospino (Crataegus monogyna) si nutre delle sue drupe. Foto di DerWeg.

Gli uccelli che in primavera e in estate si nutrono esclusivamente di insetti perché l’allevamento della prole richiede un grande apporto di proteine, durante l’autunno e l’inverno, stagioni in cui gli insetti sono di difficile reperimento, cambiano dieta e si nutrono di frutti che danno comunque loro l’energia per superare i rigori invernali.

Cervi, caprioli, daini e mufloni, trovano nelle bacche un valido apporto calorico ad una dieta fatta essenzialmente di foglie e cortecce.

Al contrario della Faina che, catturando le sue vittime soprattutto mentre dormono, in inverno ha una dieta essenzialmente carnivora, la Volpe arricchisce la sua dieta onnivora con bacche e piccoli frutti per supplire alla difficoltà di trovare i rettili e i piccoli roditori, che in inverno sono in tana per letargo o per ripararsi dalle intemperie.

Quando il terreno è coperto di neve, mentre il Cinghiale, oltre che nutrirsi dei frutti caduti, riesce col suo grugno a scavare per raggiungere le radici, la Lepre deve accontentarsi dei frutti “alla sua altezza” mentre cerca di evitare di diventare, a sua volta, cibo per altri animali.

Bacche di Ligustro (Ligustrum vulgare) tanto gradite anche a molti piccoli canori insettivori. Foto di A. Lacci.

E così, di bacca in bacca, passo dopo passo, muniti di guanti e sciarpa, in un freddo mattino di febbraio, si possono scoprire gli intrecci che legano le specie, gli ambienti, i destini di chi abita il Pianeta azzurro.

Crediti

Autrici:
Anna Lacci è divulgatrice scientifica ed esperta di educazione all’ambiente e alla sostenibilità e di didattica del territorio. E’ autrice di documentari e volumi naturalistici, di quaderni e sussidi di didattica interdisciplinare, di materiali divulgativi multimediali.
Lina Podda. Naturalista, si occupa di ricerca nell’ambito delle piante aliene, coltiva la passione per la biologia marina collaborando con il CEAS Area Marina Protetta di Capo Carbonara.