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Ultimi fiori di Rosmarino: l’autunno si tinge d’azzurro

Fiori di rosmarino

L’autunno è iniziato, ma le ultime calde giornate ci regalano ancora, tra i cespugli della macchia mediterranea, il profumo e le belle fioriture azzurre di Rosmarino.

La pianta

Appartenente alla famiglia delle Lamiaceae o Labiatae, Il Rosmarino (Rosmarinus officinalis L. 1753) è un arbusto perenne sempreverde tipico delle garighe, dei boschi radi di fronte al mare, dei dirupi sassosi ed assolati della macchia; ama gli ambienti asciutti e soleggiati. Ha portamento cespuglioso e strisciante, in rari casi può raggiungere anche i due-tre metri di altezza.

Le radici, molto profonde, si ancorano tenacemente al terreno, anche a quelli più impervi, aiutando a consolidare i pendii e le scarpate.

Le foglie, coriacee e prive di picciolo, sono di forma stretta e lineare con il margine rivolto verso il basso e di un bel colore verde scuro lucido sulla pagina superiore; la pagina inferiore è biancastra per la presenza di una fitta peluria, chiamata tomento, composta da peli ramificati misti a peli ghiandolari ricchi di oli essenziali, sostanze resinose e tannini. Questa struttura impedisce la disidratazione della foglia, mentre gli oli essenziali, le resine e i tannini proteggono la lamina fogliare dalle ustioni che potrebbero essere causate dalla forte insolazione. La forte aromaticità tiene lontani i parassiti e gli animali che potrebbero brucarle.

La fioritura è spettacolare ed avviene di norma da aprile a agosto, ma, in condizioni particolari, lungo le coste, nelle isole e in luoghi protetti, può durare tutto l’anno con brevi pause.

I fiori sono piccoli, azzurro chiaro o violetti, raramente bianchi, come nella variante albiflorus che si trova spontanea in Sardegna; sono riuniti in infiorescenze di 4 – 16 all’ascella delle foglie superiori.

Il fiore, caratteristico della famiglia, è costituito da un calice tubulare di forma bilabiata: la parte superiore è eretta e poi rovesciata all’indietro, quella inferiore è molto evidente trilobato, con margine dentellato e macchie di colore più scuro. Al termine della fioritura, cadute le corolle, persistono sui rami i calici fiorali che racchiudono al loro interno il frutto composto da 4 acheni lucidi di colore bruno.

Il profumo e il nettare  dei suoi fiori la rendono una pianta mellifera molto apprezzata dalle api, che dal rosmarino  producono un miele di particolare pregio, di colore chiaro, gradevolmente profumato e delicato.

Il Fusto eretto o sdraiato, talvolta contorto, è molto ramificato. Caratteristica è la sfogliatura in strisce longitudinali nella parte inferiore della corteccia.

In cucina

È una pianta intensamente aromatica e per questo da sempre è uno dei profumi e dei sapori irrinunciabili e caratterizzanti della cucina mediterranea. Il Rosmarino da un punto di vista nutrizionale è una panacea: facilita la produzione della bile (colagogo), favorisce la digestione (stomachico), stimola i movimenti peristaltici (carminativo); tonifica il sistema nervoso.

Parole e…magie!

Secondo alcuni autori il nome significa “ rugiada del mare” derivando dal latino “ros” (rugiada) e “maris” (del mare), per altri invece significherebbe “arbusto odoroso”, facendolo provenire dal greco “rhops” (arbusto) e “myrinos” (odoroso). In ogni regione italiana è conosciuto con nomi diversi (vedi in fondo all’articolo)

Conosciuto e utilizzato da sempre per le proprietà aromatiche e medicinali, il Rosmarino diventa protagonista di miti, leggende e credenze della cultura popolare europea e mediterranea.

Nell’antica Grecia era consacrato ad Ares, il dio della guerra: rami di Rosmarino venivano posti tra le braccia dei defunti come simbolo di immortalità dell’anima.

Gli antichi Egizi usavano lasciare rami di Rosmarino nelle tombe, mentre i Romani erano soliti metterne nelle mani dei defunti, così da aiutarli nella discesa nell’oltretomba. “Se vuoi guadagnarti la stima dei defunti, porta loro corone di Rosmarino e di Mirto”, suggeriva Orazio.

Presso i Romani la pianta era anche dedicata a Venere e ritenuta un forte afrodisiaco. Essi inoltre adornavano con rametti di Rosmarino le statuette dei Lari, Numi protettori della casa e della famiglia. A conferma della simbologia sacra attribuita alla pianta, si ha notizia di rametti di Rosmarino bruciati durante i sacrifici e le cerimonie religiose.

Racconta Ovidio nelle “Metamorfosi” che la principessa Leucotoe, figlia del re di Persia, fu sedotta da Apollo, entrato furtivamente nelle sue stanze, come erano soliti fare a quel tempo gli dei. Il padre si infuriò e accecato dall’ira, per punizione, uccise la figlia che non aveva saputo resistere al dio. Ma i raggi del Sole ebbero pietà di lei, penetrarono nella tomba della fanciulla e, appena toccarono le sue spoglie, queste si trasformarono lentamente in una pianta dall’intenso profumo, con foglie piccole e verdi e fiori azzurro pallido: il Rosmarino.

Considerato per questo pianta magica e sacra dedicata al Sole, è la pianta del solstizio d’Estate, ancora oggi è utilizzata per la preparazione dell’”Acqua di S. Giovanni”, insieme a Iperico, Ruta e Lavanda.

Con l’avvento del Cristianesimo, poi, la pianta assunse un grande valore simbolico. Narra una leggenda che durante la fuga in Egitto, una grande pianta di Rosmarino avrebbe offerto riparo e nascondiglio a Gesù Bambino e alla Madonna, celandoli agli occhi dei soldati di Erode. Si racconta inoltre che i fiori in origine bianchi diventarono azzurri quando la Madonna, lasciò cadere il suo mantello su una di queste piante.

La magia del Rosmarino trovò molto credito nel Medioevo e nei secoli successivi Carlo Magno pubblicò un editto nell’812 con il quale imponeva ai contadini di coltivare piante di Rosmarino, poiché si credeva che il suo profumo contenesse l’Anima della Terra e quindi da allora la pianta non mancò negli orti medievali e nei giardini all’italiana.

La medicina popolare attribuiva al Rosmarino il potere di rinforzare la memoria, infatti gli studiosi usavano cingersi il capo con una corona di Rosmarino durante lo studio o tenerne un rametto sul tavolo.

Così Ofelia nel IV Atto dell’Amleto shakesperiano: “Ecco il Rosmarino che fortifica le rimembranze; amore, te ne prego, ricordami; ed ecco il fiore del pensiero”.

Si dice che anche Napoleone usasse grandi quantità di acqua di colonia al Rosmarino per concentrarsi nel preparare i piani di battaglia.

Con il legno di Rosmarino si costruivano talismani sotto forma di piccoli cucchiai per proteggersi dagli avvelenamenti e di piccoli pettini per proteggersi dalla calvizie.

Usi e credenze nei secoli

Le proprietà erboristiche sono ben rappresentate in quello che venne considerato per secoli un elisir di giovinezza e una medicina miracolosa, “L’Acqua della Regina d’Ungheria”, fatta distillando due parti di fiori di Rosmarino e tre di alcool.

La Regina Isabella d’Ungheria, vissuta nel 1300, così consigliava: “ Prendete una volta alla settimana una dramma di questa pozione, lavate con essa il viso ogni mattina e stropicciate con essa le membra malate. Questo rimedio rinnova le forze, solleva lo spirito, pulisce le midolla, dà nuova lena, restituisce la vista e la conserva per lungo tempo; è eccellente per lo stomaco ed il petto”.

Nel XVII secolo sembra anche che Madame de Sevigné, esponente dell’aristocrazia parigina del tempo,  così  scrivesse : “Essa è divina; io me ne inebrio ogni giorno: la trovo buona contro la tristezza. Ne sono folle; è il sollievo di tutti i dispiaceri”. Pare inoltre che anche Luigi XIV, grazie a quest’acqua, fosse guarito da un reumatismo al braccio ed alla spalla e la usasse per curarsi la gotta.

Ancora oggi si produce un’“Acqua aromatica di fiori di Rosmarino” o “Acqua della Regina d’Ungheria” utilizzata come “tonico di bellezza per la pelle del viso“.

Giuseppe Donzelli (medico, chimico, filosofo napoletano vissuto nel 1600) scrive nel suo “Teatro Farmaceutico”: “Piglia di fiori di Rosmarino libbre una, zucchero libbre tre. Si cuoce lo zucchero a cottura di manuschristi e si lascia raffreddare e poi vi si mescola li fiori sani e si fanno cuocere poco perché così facendo li si resta il loro colore natio. Conforta il cerebro humido, giova al cuore e corrobora le membra nervose”.

Oggi il Rosmarino è molto utilizzato nell’industria cosmetica e farmaceutica per la preparazione di shampoo, lozioni astringenti, pomate tonificanti; in profumeria si usa per la preparazione di colonie, mentre in aromaterapia si sfruttano le proprietà come rimedio contro la depressione, per alleviare l’emicrania e migliorare la memoria.


La pianta è molto amata dagli Inglesi che la chiamano Rosemary; in Inghilterra si ritiene che un rametto, portato all’occhiello, porti fortuna; nei secoli passati si intessevano nelle ghirlande nuziali rametti di Rosmarino immersi in acqua profumata.

In Irlanda, isola dei folletti, è chiamato “maròs”. È usanza che le ragazze irlandesi in età da marito, mettano un piatto pieno di farina sotto un cespuglio di Rosmarino, nella notte del solstizio d’estate. La mattina successiva potrebbero leggere nella farina l’iniziale del nome del futuro sposo, tracciata da qualche folletto!

NOMI REGIONALI

Abruzzo: Trisomarino.

Calabria: Ròsa marìna.

Campania: Rosamarina.

Liguria: Römanin, Rosumarin.

Lombardia: Rusmarìn, Rosmarein, Osmari.

Marche: Trosomarì.

Emilia: Usmaren, Rosmaren.

Piemonte: Rosmarinu, rusmarin.

Puglia: Rosmarin.

Sardegna: Romasinu, Zippiri Arromaniu, Ozzipiri, Romaninu.

Sicilia: Rosmarinu.

Toscana: Ramelino, Ramerino, Tramelino, Tramerino.

Umbria: Stammerino.

Veneto: Rosmarìn, Osmarìn, Sgormarin, Sgulmarin.

Crediti

Autore: Maria Beatrice Lupi. Naturalista, esperta in formazione, progettazione per lo sviluppo sostenibile, metodologie partecipative e progettazione europea. Attualmente si occupa di divulgazione e di educazione alla sostenibilità.