Prendiamoci cura della Terra

Le borse: sono sostenibili? creative?

In un mondo soffocato dai rifiuti e dalla plastica, una rinnovata sensibilità verso le problematiche ambientali, ci spinge a momenti di riflessione. Possiamo rimediare? Quali sono i comportamenti virtuosi da adottare, ognuno nel proprio piccolo, per contribuire a migliorare la situazione? Se diamo un’occhiata in casa ci accorgiamo di essere sommersi da borse per ogni uso. Cominciamo da qui.

Ce ne sono monouso, durevoli e biodegradabili, compostabili. Non sempre e non tutti conoscono il significato di queste parole.  Facciamo un po’ di chiarezza

Quali fra tutti è opportuno scegliere?

Il sacchetto compostabile di Mater-Bi con il quale spesso usciamo dal supermercato, ha vita breve, può essere usato una o due volte per trasportare oggetti e infine per la raccolta dei rifiuti organici. Non sappiamo però che per produrre 100 buste da 25l che pesano 1.6 kg occorrono ½ kg mais e 1 kg di olio di girasole. Risorse alimentari che vengono sottratte al consumo delle popolazioni locali dell’America Latina. Per 1 kg di Mater-bi inoltre vengono impiegati: 19 – 53 Mj di energia, 15-30 litri acqua e si emettono 0,34 – 1,2 kg CO2.

Sacchetti in Mater-Bi

Il sacchetto compostabile di carta è una scelta molto ecologica, è estremamente resistente, se non si bagna può essere riutilizzato molte volte, è innocuo per la salute perché non rilascia sostanze nocive ed è facilmente riciclabile.
Viene prodotto con scarti di processo dell’industria del segato (carta kraft) e/o carta riciclata e/o paglia (carta paglia). Per 1 kg di carta nuova si consumano 600 litri di acqua, 70 litri per 1 kg di carta riciclata.
1 sacchetto di carta produce 12 g di CO2, mentre 1 kg carta produce 0,65-1,25 kg CO2  a seconda della fonte energetica utilizzata.
È interessante notare che il carbonio immagazzinato dall’albero rimane nei derivati della foresta, quali i prodotti in legno e i sacchetti di carta.
Un chilo di carta immagazzina 1,3 chili equivalenti di CO2 e il periodo di sequestro del carbonio non cambia quando la carta viene riciclata.
Le fibre di cui è composta vengono riutilizzate in media 3,5 volte, ma il riciclo della carta richiede comunque l’integrazione costante di una determinata quantità di fibra fresca perché la fibra di cellulosa si deteriora ogni volta che viene riciclata.

Sacchetti di carta di diversa tipologia

Il sacchetto durevole di plastica, apparentemente innocuo, leggero e molto pratico, ha rivoluzionato il modo in cui facciamo la spesa e trasportiamo oggetti, sin dalla sua ideazione negli anni 50 del secolo scorso; tuttavia un’incontrollata diffusione e una errata gestione dello smaltimento ha determinato un costo altissimo per l’ambiente. L’inquinamento da sacchetti di plastica rappresenta ad oggi una delle sfide ambientali più difficili del nostro tempo.
Il sacchetto di plastica rientra negli oggetti usa e getta e quindi viene usato poche volte e poi buttato via, spesso disperso nell’ambiente.
È prodotto con HDPE (polietilene ad alta densità) il cui processo produttivo richiede grandi quantità di energia e ad esso si associano l’emissione di gas serra
Per ottenere 1 kg di HDPE (polietilene ad alta densità), si utilizzano infatti 1,75 kg di petrolio e 18 litri di acqua e si emettono 6 kg di CO2
Il problema è determinato soprattutto dalla dispersione in natura. Ogni anno, milioni di tonnellate di sacchetti di plastica finiscono nei mari, negli oceani, nei fiumi e sulla terraferma, creando un problema di proporzioni enormi.
La plastica non si decompone, ma si si frammenta in pezzettini sempre più piccoli (micro/nano plastiche) che entrano nella catena alimentare con conseguenze per la salute umana ancora da chiarire; provocano l’inquinamento del suolo, impoveriscono il terreno, ne riducono la fertilità e rappresentano una minaccia per gli ecosistemi e la biodiversità.

Per fare un esempio sugli effetti della dispersione su terra: i ricercatori dell’EcoLab di Tolosa hanno compiuto rilevazioni giornaliere per cinque mesi consecutivi in un’area distante 6 km dal villaggio più vicino, 25 km dal paese e 120 km dalla città. Ogni giorno in quest’area cadono 249 frammenti, 73 pellicole e 44 fibre di microplastica per metro quadro (le fibre hanno una lunghezza media di 750 micron – millesimi di millimetro – e i frammenti di 300 micron).

Frammenti di sacchetti di plastica impigliati in una siepe
Foto di Evelyn Simak CC BY-SA 2.0,

Per  quanto riguarda  la dispersione in acqua: le micro/nano plastiche vengono ingeriti dalla fauna marina, compresa la base della piramide alimentare, come il krill; spesso gli animali marini, come tartarughe, delfini e balene, muoiono per aver ingerito i sacchetti di plastica scambiandoli per cibo

Un grande airone blu che cattura un pesce già catturato da un sacchetto di plastica in modo accidentale Foto di Andrea Westmoreland da DeLand, United States – CC BY-SA 2.0

Non meno devastante è l’azione sugli ecosistemi marini: fondali e barriere coralline sono soffocati da sacchetti di plastica con la distruzione degli habitat naturali.

Rifiutare sacchetti di plastica, ridurre il consumo e riciclare correttamente possono essere primi passi per contenere il fenomeno.

Sacchetti di plastica usati per la spesa

A differenza del sacchetto, la borsa durevole di plastica, può essere utilizzata moltissime volte e quindi può considerarsi un po’ più sostenibile, anche se il problema dello smaltimento e delle microplastiche rimane.
È prodotta con polipropilene, una materia plastica di sintesi, ottenuta da frazioni del petrolio. Dal punto di vista chimico, il polipropilene (PP) è un polimero termoplastico del propilene (o propene).
Per la produzione di 1 kg di PP (polipropilene) si emettono 2,5 kg di CO2.
È opportuno a questo punto notare che per produrre una tonnellata di plastica ci vogliono 900 litri di petrolio, 180 metri cubi d’acqua e 14mila kWh di energia.
Per una tonnellata di plastica riciclata, invece, bastano 2 tonnellate di plastica usata, 1 metro cubo d’acqua e 950 kWh di energia.
In Europa consumiamo ogni anno 40 milioni di tonnellate di plastica. E ne ricicliamo meno del 10 per cento.
Questi numeri dovrebbero farci riflettere sull’importanza di una corretta raccolta differenziata e di un altrettanto corretto processo di riciclo.

Borse durevoli di plastica (PP)

Usare borse durevoli e biodegradabili di tela può aiutare senz’altro a ridurre i rifiuti di plastica. Realizzate in fibre naturali, prevalentemente in cotone, sono biodegradabili ed ecocompatibili,  il cotone infatti può essere riciclato e compostato. Sono oggetti durevoli molto resistenti e versatili, adatti a molteplici contesti: non solo spesa, ma anche tempo libero, ufficio, hobby, studio.
La coltivazione del cotone richiede tuttavia molte risorse: per coltivare e produrre1 kg di fibra di cotone servono 15 kWh e 11.000 litri acqua e vengono emessi 5,9 g di CO2
Se il cotone proviene da agricoltura biologica, si risparmia il 63% di energia, si riducono del 43% le emissioni di gas serra e, poiché ogni ettaro di suolo sequestra tra 100 e 400 kg di carbonio all’anno, si riducono ulteriormente i gas serra immessi nell’atmosfera.
Per coltivare il cotone si utilizza1/4 dei pesticidi prodotti in tutto il mondo. In India, dove si coltiva la maggior parte del cotone, queste sostanze tossiche sono consentite.
Per ammortizzare il dispendio di risorse naturali necessarie per produrle, occorre riutilizzare una borsa di cotone almeno 327 volte.
Per limitare il problema del dispendio di risorse e l’impronta ambientale della coltivazione del cotone, non dobbiamo fare altro che usare la borsa in cotone il più possibile e questo si può fare,  perché è una borsa resistente, utilizzabile praticamente all’infinito. E una volta usurata, in sede di riciclo e riuso, le fibre vengono recuperate e riutilizzate per produrre carta da disegno o fibre tessili di puro cotone.

Borse durevoli e biodegradabili di tela

Come si può capire, tutti gli oggetti fin qui esaminate presentano aspetti che possono avere impatti anche importanti sull’ambiente, e …allora?

Allora c’è lei, la borsa durevole e biodegradabile creativa.

Nata dall’estro e dalla fantasia creativa delle donne, pezzo unico di artigianato.
Cosa c’è di meglio che ritrovarsi un pomeriggio in compagnia tra amiche e perché no, anche tra amici, magari davanti a una tazza di tè. Buttare giù un progetto, tirare fuori pezzi di tela ricavati da indumenti dismessi, avanzi di tessuti, vecchi jeans e vecchie cinture, cucire e realizzare insieme una borsa patchwork che non è solo un oggetto, ma è fatta di socialità, relazioni, empatia, creatività e non produce nessuna emissione di CO2
Sarà una borsa leggera, resistente, funzionale e versatile; ereditabile perché non avrà fine, può diventare un ricordo di famiglia.
Una volta usurata le stoffe che la compongono possono essere separate e riutilizzate per produrre altre fibre tessili; le parti in pelle potranno diventare pelle rigenerata o fertilizzante

Borse durevoli e biodegradabili creative.

Per approfondimenti Segnaliamo anche gli articoli:
https://www.earthgardeners.it/2017/10/12/earthgardening-plastica-e-mare-per-esempio/

Microplastiche e nanoplastiche: minacce silenziose

Crediti:

Maria Beatrice Lupi Naturalista, esperta in formazione, progettazione per lo sviluppo sostenibile, metodologie partecipative e progettazione europea. Attualmente si occupa di divulgazione e di educazione alla sostenibilità.