Prendiamoci cura della Terra

I frutti di giugno

Giugno è il mese di passaggio dalla primavera all’estate. Della primavera conserva ancora molte fioriture e dell’estate anticipa alcuni frutti.
Le fioriture delle Rose canine (Rosa canina) cominciano a diminuire e al loro posto appaiono piccoli cinorrodi verdi, mentre le rose di San Giovanni (Rosa sempervirens) sono in piena fioritura e decorano siepi e muretti a secco. Intanto nei boschi umidi, in modo particolare negli ontaneti, nelle siepi e nei fossati asciutti occhieggiano le bacche rosse della Dulcamara (Solanum dulcamara).

Bacche di Dulcamara (Solanum dulcamara) a diversi stadi di maturazione. Foto di Patrizia Ferrari.

Pianta tossica soprattutto negli organi giovani, foglie e fusti, che contengono solanina, dulcamarina e il suo derivato, la solanidina. Sebbene la Dulcamara venga impiegata da lungo tempo nella cura di dermatiti, eruzioni cutanee, congestione bronchiale, reumatismi, ittero e colite ulcerosa, se usata in eccesso paralizza il sistema nervoso, abbassa la temperatura, rallenta il ritmo cardiaco e la respirazione, fino a provocare vertigini e convulsioni con effetti letali. Per questo deve essere utilizzata solo sotto stretto controllo medico. Pecore e capre sono gli unici erbivori che riescono a mangiare la pianta senza subire danni. Anche le sue bellissime e vistosissime bacche rosse tanto pericolose per l’uomo ed evitate anche dagli scoiattoli, possono essere mangiate impunemente da uccelli come merli, tordi, pettirossi e cesene che aiutano la pianta a propagarsi disseminandone i semi attraverso le feci.

Giugno è anche il mese in cui maturano i frutti della maggior parte delle specie del genere Ribes. Passeggiando in boschi umidi e luoghi freschi, dal piano a oltre 2000 m, li troviamo su terreni fertili basici. Essendo legato a luoghi freschi e ombrosi, le specie di questo genere sono comuni nell’Italia settentrionale, meno in quella centrale, rare nel meridione.

Il Ribes rosso (Ribes rubrum) è una specie officinale commestibile;è un arbusto alto 1-1,5 m, privo di spine, con rami eretti e foglie la cui lamina palmata presenta 3-5 lobi con denti per lo più arrotondati. I fiori ermafroditi e pentameri sono disposti a grappolo e diventano bacche rosse glabre e acidule.
Specie congeneri simili possono generare confusioni perché, pur presentando differenze a livello di foglie e fiori, ad un primo sguardo sono molto simili; si tratta del Ribes petraeum e del Ribes multiflorum, entrambi con bacche rosse dal sapore acidulo, mentre il Ribes alpinum, ha bacche rosse eduli alquanto insipide. Diverso è il Ribes nigrum, che offre bacche bruno-nere dolciastre ed aromatiche.
Delle piante di Ribes si impiegano non solo i frutti, ma anche le foglie giovani e le gemme, tutti contenenti, tra l’altro, glucosidi, oligosaccaridi, vitamina C, fosforo, potassio, calcio, oli essenziali, enzimi.

Bacche e foglie di Ribes rosso (Ribes rubrum). Foto di Giuseppe Trombetti.

I terreni meno acidi e piuttosto nitrofili, posti in ambienti meno umidi come i margini dei boschi e i pascoli del piano montano e culminale da 100 a 1600 m s.l.m, offrono la possibilità di raccogliere l’Uva spina (Ribes uva-crispa) dal frutto commestibile, aromatico e succoso. La bacca, in genere verdolina o giallina, può essere consumata fresca, per fare confetture, sciroppi e gelatine. L’uva spina è poco conosciuta ed è catalogata tra i frutti minori o insoliti. È un’erba officinale e medicinale che viene utilizzata grazie al contenuto in vitamina C, vitamina A, polifenoli, sali minerali e acido malico.
L’Uva spina non viene utilizzata solo dall’uomo; il piccolo arbusto deciduo può diventare cibo per uccelli, volpi, caprioli, daini ed avendo l’impollinazione entomogama, viene cioè impollinata dagli insetti, aiuta col suo nettare anche le api.

Bacche e foglie di Uva spina (Ribes uva-crispa).

Quasi tutte le specie appartenenti al genere Ribes vengono coltivate (le più frequenti sono il Ribes nero e rosso e l’Uva spina) perciò spesso quello che troviamo nei boschi o ai loro margini possono essere cultivar inselvatichite.

L’albero che in questo mese è più ricercato da chi ama fare liquori dai frutti selvatici è il Ciliegio aspro (Prunus cerasus) dal frutto simile a quello del ciliegio dolce (Prunus avium) e come lui appartenente alla famiglia delle Rosacee. Anche se non supera l’altezza di 8 metri, il suo legno è più pregiato di quello del ciliegio dolce. È longevo, potendo raggiungere età plurisecolari. I frutti sono eduli anche negli esemplari selvatici.

Frutti di Ciliegio aspro (Prunus cerasus). Foto di Vito Buono.

Questo piccolo albero dal fogliame deciduo e dalla corteccia liscia caratterizzata da striature orizzontali, dalle sue bianche fioriture produce frutti appetiti da passeri, storni e merli.
Sono molte le varietà di questa specie che si trovano nei diversi territori e che hanno frutti un po’ diversi per colore ed acidità e che vengono utilizzati per dolci o liquori. I più “famosi” sono, indubbiamente, l’Amareno (Prunus cerasus var. amarena) è la varietà più diffusa, con frutti di colore rosso chiaro e sapore amarognolo, leggermente acido (le amarene); il Visciolo (Prunus cerasus var. austera), chiamato nei paesi anglosassoni morello cherry, con frutti di colore rosso intenso e sapore relativamente dolce, leggermente acido (le visciole); il Marasco (Prunus cerasus var. marasca), con frutti piccoli di colore rosso-nerastro e sapore molto amaro e acido (le marasche); il ciliegio di Montmorency con frutti di colore rosso chiaro.

Per finire, raccomandiamo perciò, a chi volesse fare una passeggiata nei boschi approfittando delle lunghe giornate di Giugno, di portare un cestino per raccogliere frutti che la natura ci regala senza la nostra opera di “domesticazione”. Ma che il cestino sia piccolo, ricordiamo che di quei frutti hanno bisogno tanti altri animali nostri compagni di vita!

Crediti
Autrice: Anna Lacci è divulgatrice scientifica ed esperta di educazione all’ambiente e alla sostenibilità e di didattica del territorio. E’ autrice di documentari e volumi naturalistici, di quaderni e sussidi di didattica interdisciplinare, di materiali divulgativi multimediali.