Prendiamoci cura della Terra

Incontri inaspettati in un pomeriggio di primavera

Gongilo sardo (Chalcides ocellatus tiligugu)- Foto da https://www.sardegnaforeste.it/fauna/gongilo-sardo

Nel pieno della primavera, al suo completo risveglio, la natura ci riserva a volte piacevoli sorprese.

Il giardino era rimasto un po’ abbandonato, l’instabilità climatica non aveva consentito la cura di solito dedicata, erbe invadenti si erano intrufolate nei passaggi, nelle aiuole, in mezzo alle piante fiorite. La bella giornata invogliava a dedicare qualche ora per mettere ordine tra i fiori, estirpare gramigne, togliere rami e fiori secchi, mettere a dimora nuove piantine. Intenta nel mio lavoro, dopo aver sradicato un lungo stolone di gramigna, che ha smosso una pietra, un guizzo e subito un altro attirano la mia attenzione. Una sagoma un po’tozza, ma molto veloce si stava intrufolando tra l’erba. Alla fine l’ho visto: un bellissimo Gongilo sardo, il mitico Tiligugu o Iscurzone come viene chiamato in Sardegna o Tiraciatu come viene chiamato in Sicilia!  In tanti anni non ero mai riuscita a incontrarlo.  Un attimo dopo era sparito

Al mio paese questo rettile si chiama scurzone, che vorrebbe dire scorciato (curzo vuole dire corto), e il nome si riferisce certamente al fatto che sembra una biscia scorciata”. Così Antonio Gramsci parlava del gongilo in una lettera indirizzata alla cognata Tania esperta di storia naturale. Ricorda anche come nella cultura contadina delle campagne sarde del Montiferru dell’epoca, il nome scurzone fosse associato al mitico basilisco e che il gongilo fosse sconosciuto anche al professore di storia naturale “Egli rise e mi disse che era un animale immaginario, come l’aspide o il basilisco, e che non conosceva alcun animale come quello che io descrivevo (………).che erano tutte superstizioni dei contadini e che bisce con le zampe non ne esistono”.

Pur essendo frequente è un animale molto elusivo e sconosciuto ai più.

Chalcides_ocellatus_ocellatus _ Foto di Benny Trapp, CC BY-SA 3.0

Il Gongilo sardo (Chalcides ocellatus tiligugu) è diffuso in Sardegna, Sicilia, Pantelleria, Malta, Marocco, Algeria, Tunisia; è una sottospecie di Chalcides ocellatus (Forsskål 1775)), che invece è distribuita anche in Africa settentrionale, Grecia e Asia sud occidentale. Le due sono molto simili.

Areale di distribuzione del Gongilo ocellato (Chalcides_ocellatus)_ Immagine di Carlos Bartolomé, CC BY-SA 4.0 by Wikimedia Commons

È un piccolo rettile sauro appartenente alla famiglia Scincidae che da adulto può raggiungere i 30 cm di lunghezza. La testa è piccola, il corpo cilindrico è allungato, completamente ricoperto di squame lisce, che conferiscono un aspetto molto lucido. La tradizione popolare sarda riteneva per questo motivo che l’animale fosse ricoperto di un muco velenoso, cosa ovviamente non vera. Sul dorso e sui fianchi presenta una colorazione che varia dal fulvo al marrone fino al verde oliva, con un disegno caratteristico fatto di ocelli bianchi bordati da rettangolini neri. Il ventre è bianco giallastro uniforme. La coda è circa la metà della lunghezza totale. Si muove rapidamente ondeggiando in un modo molto particolare.

Gongilo sardo (Chalcides ocellatus tiligugu) – HTO, Public domain, by Wikimedia Commons
È ben visibile la zampa con cinque dita dotate di unghie robuste –

Le quattro zampe piccole e lontane tra loro, non sono adatte alla deambulazione, ma servono unicamente a sorreggere il corpo. Presentano cinque dita fornite di grosse unghie adatte allo scavo, il gongilo infatti è abilissimo a sotterrarsi nel terreno morbido o nella sabbia. Muovendo le zampe velocemente come se nuotasse, riesce a infilarsi nella sabbia e, una volta sottoterra, procede velocemente nel terreno ondeggiano come i serpenti. È questo uno stratagemma efficace per sfuggire ai predatori e che lo rende molto elusivo pur essendo un animale diurno.

Gongilo ocellato Chalcides ocellatus  Foto di Konstakal, CC BY-SA 4.0

Vive in luoghi caldi, soleggiati e aridi, in prossimità delle spiagge, nella macchia, in terreni sabbiosi e anche nei giardini, nascosto tra le rocce, tra le foglie o sotto la sabbia soffice, predilige i luoghi umidi, sotto le pietre dove trascorre anche la stagione fredda, da novembre a marzo, in stato di latenza.

Coppia di Gongilo sardo (Chalcides ocellatus tiligugu) Foto di Svdmolen, CC BY-SA 3.0.
Si può notare la caratteristica colorazione del corpo.

È una specie ovovivipara, questo significa che la femmina “partorisce” da 3 a 10 piccoli per volta, lunghi 4 cm e già autonomi tra Agosto e Settembre.

Come ogni essere vivente, svolge un ruolo importante all’interno del proprio ecosistema; è un formidabile predatore di vermi, insetti, artropodi, e altri invertebrati che preda anche sottoterra e dei quali si nutre. È, come tutti i rettili, goloso di frutta dolce succosa, che rappresenta una fonte di approvvigionamento idrico nelle zone particolarmente aride. L’ingestione e la successiva espulsione dei semi di questi frutti con le feci, favorisce la colonizzazione del territorio da parte di alcune piante, prima fra tutte il fico d’India, attraverso un meccanismo di dispersione di semi noto come saurocoria.  
Da  predatore a preda: il gongilo è tuttavia anch’esso predato da uccelli rapaci, dalla volpe, dal biacco e dai gatti sia domestici che selvatici
Anche se al momento non è minacciata di estinzione, la specie è protetta dalla Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); Il suo status di conservazione è tuttavia minacciato dalla pressione antropica, dalla frammentazione degli habitat, dall’uso di sostanze chimiche in agricoltura e ahimé come già affermato dalla caccia e dall’uccisione da parte dei gatti domestici che vengono lasciati liberi.
In Sicilia Il Gongilo viene chiamato Tiraciatu o Tiraciutu ed è considerato dalla tradizione un animale aggressivo e pericoloso.  Secondo una credenza popolare il Tiraciutu, attirato dall’odore del latte, poteva entrare nella bocca dei lattanti soffocandoli e per questo era temuto dalle mamme, oppure poteva intrufolarsi nelle stalle e succhiare il latte dalle mammelle di ovini e bovini.
In realtà, a dispetto della sua fama, è un piccolo rettile innocuo e mite, amante delle nostre calde estati mediterranee, preferibilmente lontano da noi.

Crediti
Maria Beatrice Lupi. Naturalista, esperta in formazione, progettazione per lo sviluppo sostenibile, metodologie partecipative e progettazione europea.  Attualmente si occupa di divulgazione e di educazione alla sostenibilità.